Dottoressa uccisa, la rabbia dei medici "Le nostre denunce inascoltate"
Una manifestazione per le vie della città, annunciata con un comunicato dai toni durissimi. La morte di Paola Labriola scatena la reazione dei sindacati dei medici che ora sono sul piede di guerra. "Visto che domani mattina ci sarà il lutto cittadino - è il ragionamento dei sindacalisti - vedremo come reagire, di certo non possiamo restare in silenzio". La Cgil si muove per organizzare al più presto una manifestazione e chiedere un incontro con le istituzioni regionali.
"Un altro tributo di sangue ai danni di una lavoratrice pubblica" - scrive Antonella Morga, segretario regionale della Cgil Puglia, in una nota. "Si lavora in condizioni di sicurezza pari a zero. La vittima è un altro rappresentante e servitore di quel servizio pubblico tanto vituperato, ma ancora esempio di qualità". Poi l'affondo sulle tante denunce rimaste inascoltate: "Paola era una professionista che insieme ai colleghi denunciava da tempo l'abbandono dei servizi pubblici. Testimoniava da tempo preoccupazione ed esasperazione per l'organizzazione del suo servizio, minato nelle risorse e nel personale, privo di guardiania, con presenza di solo personale femminile. In preda allo sconforto Paola minacciava e meditava il trasferimento in un'altra struttura sanitaria". Ora però, questo il ragionamento, il suo sacrificio non può restare vano "e chi ha responsabilità deve rispondere". "Ci pare indecoroso e irrispettoso che qualche autorevole rappresentante delle istituzioni regionali possa dire che chi fa questo lavoro debba mettere in conto il sacrificio della propria vita" è scritto nel comunicato. Un riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal direttore generale dell'Asl Bari, Domenico Colasanto, questa mattina sul luogo dell'assassinio regsitrate da alcuni testimoni. "Le aggressioni negli ospedali e negli ambulatori sono quotidiane. Abbiamo bisogno di maggiore sicurezza". A lanciare l'appello, rivolto al prefetto, è anche l'Ordine dei medici. "In Puglia le aggressioni ai medici sono quotidiane o quasi. Per questa ragione, come Ordine professionale avevamo già chiesto al Prefetto di rafforzare le misure di sicurezza sul territorio. Ovviamente la tragedia di oggi era imprevedibile e ci lascia sgomenti - è il commento di Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari - l'intera classe medica di Bari è sconvolta". "C'è una situazione davvero difficile in alcuni settori della professione, molto esposti ad aggressioni - prosegue Anelli - credo che le misure di sicurezza per i medici possano essere migliorate. Il territorio pugliese oggi purtroppo è fortemente sguarnito. Chiedo che ci sia uno sforzo congiunto da parte di tutte le autorità perché ci si renda conto che i professionisti sono impegnati a salvare le vite, ad evitare le sofferenze. Lo fanno con passione, dedizione. Ma, come tutti i lavoratori, devono essere più possibile tutelati". All'sos dell'Ordine si unisce il sindacato medici ospedalieri. "Riteniamo ormai non più procrastinabile l'utilizzo di forze di polizia, pubbliche o private, che presidino i luoghi a maggior rischio per il personale sanitario, come ambulatori Asl, Sim, guardie mediche e pronto soccorso" chiede il segretario nazionale Ussmo (Universo sanità sindacato medici ospedalieri), Franco Lavalle. "L'efferato delitto di questa mattina e che ha visto come vittima incolpevole una collega psichiatra del Sim di Bari - afferma Lavalle - pone sempre più cogente il problema della sicurezza sul posto di lavoro dei medici e degli operatori sanitari in generale". "La carenza di personale e di misure di sicurezza espone gli operatori della salute mentale a una vita in trincea senza protezione. Da anni diciamo che i servizi vanno potenziati e resi più sicuri. Ma questo non è accaduto, come testimonia oggi il delitto di Bari". A puntare il dito sulla mancanza di tutele per "operatori in prima linea" è Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip). "Un problema in aumento, sottostimato e che non gode assolutamente della giusta attenzione da parte dei politici" è il commento di Mario Falconi, presidente del Tribunale dei diritti e dei doveri del medico che definisce il fenomeno delle aggressioni ai danni dei medici, "in crescita anche a causa della crisi, della riduzione delle prestazioni sanitarie e del fatto che le persone sono sempre più esasperate". (Repubblica Bari) - di ANTONELLO CASSANO e FRANCESCA RUSSI